Perché organizzare una cena aziendale? Soprattutto a Natale? Leggendo questo articolo vi convincerete che può trasformarsi in qualcosa di inaspettatamente divertente.
20 Novembre: ore 13:00. Pausa-pranzo, dalla finestra vedo l’edificio di fronte con i soliti odiosi babbi natale che si arrampicano appesi sul muro. È incredibile come delle decorazioni natalizie possano rappresentare il male assoluto. Ma ecco che… Ho un’idea! Voglio organizzare una fantastica cena di Natale aziendale! Lo dico ai miei colleghi. Sono tutti entusiasti, o almeno lo sembrano. Devo pensare prima di tutto alla location e alla data. Consulto qualche check list su internet: il primo consiglio che trovo è di scegliere un posto che sia il più lontano possibile dal posto di lavoro. Ok: decido per la nostra sede. Abbiamo ampi locali in cui una cena aziendale riuscirebbe alla perfezione. Non sono ironico: voglio andare controcorrente. Credo che divertirsi e rilassarsi nel proprio ambiente lavorativo possa aiutare a disinnescare quella formalità e quel distacco che si forma all’interno dell’ufficio.
21 Novembre: ore 11:00. La cena sarà il 14 dicembre: non mi resta che comunicarlo. Devo inviare un’email di invito ad ogni collega. Forse dovrei optare per un un linguaggio informale. Ci penso un attimo e inizio a scrivere. La compongo e la invio: “Gentilissimi, la signoria vostra è inviata a presiedere la Cena di Natale della ditta… bla bla bla”. Non c’è nulla di informale in tutto questo, lo so, ma amo sentirmi un aristocratico del 1800.
30 Novembre: ore 18:15. Ok la location, ok la data: manca il menù! Abbiamo un tirocinante che non fa altro che vantarsi dei piatti che cucina, manco fosse Carlo Cracco. Potrebbe essere un’occasione per metterlo alla prova. Poi ci penso bene: forse non è una buona idea utilizzare noi come cavie. Allora la scelta ricade su un catering.
4 Dicembre: ore 13:30. Ho pensato a tutto e a 10 giorni dall’evento sento che manca qualcosa. Ecco! La cena deve essere a tema! Anche questa volta mi affido al web e cerco qualche idea. Mi vengono suggerite da tutte le parti queste “cene con delitto”. Sembrano divertenti, ma richiedono una preparazione meticolosa: troppo impegnative! Allora la scelta mi porta negli anni ’70. Che goduria costringere ogni collega ad indossare abiti tipici dei fantasmagorici anni della disco dance.
14 Dicembre: ore 18:00. Tra un’ora e mezza si apriranno le danze, recluto un paio di colleghi e inizio ad addobbare l’ambiente. Sono assolutamente incapace di allestire una location con classe, per questo confido in Bea e Ross. E qui termina il mio lavoro di designer di interni.
14 Dicembre: ore 19:30. Dopo una doccia torno in azienda e spacco il secondo con la mia puntualità. Non c’è nessuno. Sono abituato ad aspettare gli altri: forse qualche volta dovrei ritardare anche io.
14 Dicembre: ore 19:45. Ecco, inizia ad arrivare gente. I costumi sono spettacolari. Soprattutto quello di Salvo, che si presenta con un vestito psichedelico: perfetto compromesso di visioni hippie e disco dance. Una lunga chioma di capelli biondi sono abbinati ad un baffone foltissimo. È il re della festa.
14 Dicembre: ore 20:15. Ci sediamo a tavola e subito noto la mise en place che hanno composto Beatrice e Rossella. Tutti sono entusiasti e sento dire “ma che brave, che bella composizione!”. Ho un’epifania! Non posso che ripensare a come mio nonno era solito dilettarsi con composizioni architettoniche con i tovaglioli nei cenoni di capodanno. Forte della sua esperienza di ristorazione si sentiva un maestro del tovagliolo. Quelle di Ross e Bea che cercano di imitare alberi di natale non sono poi così diverse: antiquate, ma amorevolmente nostalgiche.
14 Dicembre: ore 20:30. Si spenge il semaforo rosso! Finalmente si mangia! Arriva l’antipasto: un tagliere di salumi. Parte subito la discussione sui prodotti tipici delle varie regioni. Io da buon marchigiano non posso che sostenere che esiste un unico e incontrastato re dei salumi: il ciauscolo. Oltre che parlare, ovviamente mangiamo in modo ingordo e in 10 minuti termina tutto.
14 Dicembre: ore 21:00. Il momento del primo: lasagne ipercariche di besciamella e carne. Spettacolari! Ma continuo a preferire i miei vincisgrassi. Nel frattempo la playlist anni ’70 si trasforma in una sequenza di capolavori della musica italiana: Orietta Berti, Nino D’Angelo, Gigi d’Alessio, Iva Zanicchi, Pupo e tanti altri mostri sacri.
14 Dicembre: ore 22:00. Dopo il secondo, è tempo di panettoni e pandori. Almeno stasera speravo di non sentirmi dire la solita storia dell’uvetta che fa schifo e che è meglio il pandoro ecc. Invece si anima una discussione di circa 15 minuti su come l’uvetta seppur sia immangiabile abbia comunque molte proprietà salutari, addirittura poi su come viene prodotta.
14 Dicembre: ore 22:30. Finito il seminario sulla “cultura uvettifera”, si accende una discussione animata. Beppe costruisce una serie di argomentazioni su come Star Wars sia in realtà un film western e non fantascientifico: il vino sta facendo effetto e i discorsi ovviamente perdono di significato.
14 Dicembre: ore 23:00. La festa sembra ammosciarsi, serve qualcosa che ravvivi la serata e cosa c’è di meglio di un karaoke? Michael si scatena e apre le danze. Propone la sua hit intramontabile: “Tardes negras”, cioè Sere nere di Tiziano Ferro in spagnolo. Il suo accento mi sembra perfetto, mi ricorda Enrique Iglesias, forse perché il vino e l’amaro hanno distorto parecchio la mia percezione della realtà.
14 Dicembre: ore 01:00. Dopo grandi performance e duetti stellari degni dei migliori Albano e Romina, la serata sta per chiudersi. Immersi nella magia del Natale e nei residui dell’alcol ci salutiamo, dandoci appuntamento a lunedì, per l’ultima settimana prima delle ferie, dove realmente si percepirà la vera magia del Natale: quella del riposo.