Meeting pubblici: che cosa sono e cosa possono ottenere

Comunicazione marketing per un workshop: Public Speaking

Ben ritrovati sul nostro blog cari lettori! Oggi torniamo sul tema workshop, ma in chiave differente. Abbiamo già parlato di come organizzarlo e si è fatto il tempo di toccare con mano l’argomento comunicazione marketing.

In particolar modo, vorremmo darvi qualche piccolo (ma fondamentale suggerimento) per non far addormentare i vostri studenti. O, peggio ancora, vederli nascondere molto poco discretamente lo smartphone dietro le vostre dispense. Sì, proprio quelle che vi siete così impegnati a fare e che vi hanno portato via tanto tempo.

Alzi la mano a chi non è mai capitato (in tal caso: mentite!) di perdere la concentrazione dopo pochi minuti dall’inizio del workshop. E di cercare disperatamente un modo per ammazzare il tempo. Io, personalmente, i migliori acquisti online li ho fatti proprio quando avrei dovuto focalizzarmi sulla lezione. Per noia, non per altro.

Questo non significa che il docente, il manager, il relatore o chi per lui, non abbia le competenze per pretendere di insegnare ad altri il suo sapere.

Anzi, nessuno mette in dubbio che abbiano in testa i migliori contenuti e le migliori intenzioni. Certo è che non tutti sono dotati di magistrali capacità oratorie e, quasi nessuno, ritiene così rilevante il public speaking da allenarlo. Sì, il public speaking va allenato proprio come un qualsiasi altro muscolo. E un’agenzia di comunicazione che sappia istruirvi in tal senso è la palestra migliore. Allenarsi da casa, si sa, non ha gli stessi effetti della sala pesi, no?!

Prima di passare a darvi qualche regola di comunicazione marketing, public speaking e quanto altro mi verrà in mente (per me scrivere è un flusso, non ce la faccio a restare sui binari. Mi sembra sempre di parlare con un’amico davanti a un caffè!) una piccola premessa. La paura di parlare in pubblico durante una lezione, un workshop o una presentazione aziendale di nuovi prodotti colpisce indistintamente manager, imprenditori, studenti e professori. Perché?! Scopriamolo!

Comunicazione marketing: la paura di parlare in pubblico

La paura di parlare in pubblico, come spiegò un formatore aziendale a uno dei primi workshop a cui ho partecipato, è insita in ognuno di noi.

All’epoca questa frase mi fece sorridere perché, da ragazzina timida quale ero (e forse sono ancora!) mi sembrava che lui, così come altri professori, possedessero il dono della parola e sapessero usarla meravigliosamente. Ero giovane e ingenua allora, non avevo ancora imparato a usare il mio spirito critico per giudicare un workshop: ero lì per imparare e ogni informazione sembrava arricchirmi.

Dopo anni di corsi ho forse un po’ perso l’entusiasmo dei primi tempi e ho imparato a distinguere i relatori veramente bravi da quel che ahi ahi ahi, non ci siamo.

Sia chiaro, non ne faccio una colpa a nessuno: come vi ho detto la paura di parlare in pubblico è umana. Accidenti! Sì è soli, davanti a un numero elevato di persone. Un parte primitiva del nostro cervello (tale amigdala, ndr.) percepisce questa situazione come una di pericolo: vi fa sentire la preda insomma. E scaturisce in voi tutta una serie di reazioni che non fanno altro che mettere i bastoni tra le ruote al vostro discorso.

Però, se proprio devo fare un appunto, la colpa sta tutta nel non essersi applicati abbastanza a curare la comunicazione marketing per il workshop. Non si può e non si deve far addormentare i propri studenti e visto che, salvo sporadiche eccezioni, nessuno ne è poi così naturalmente capace, bisogna mettere in pratica una serie di strategie. Alla fine la comunicazione marketing è questione di strategia, no?!

Cosa fare, quindi?!

In realtà di public speaking ci si potrebbe soffermare a parlare per ore. Ma oggi mi sono dilungata già troppo e voglio darvi solo qualche consiglio. Con la promessa di approfondire singolarmente ogni aspetto, dedicandogli il tempo che merita.

Ma non perdiamo altro tempo…

1) Occorre prepararsi in modo adeguato

Posto che non si può però pretendere di imparare a pappagallo un discorso a memoria. Che finisce sempre dimenticandosi anche solo una parola e perdendo il filo dell’intero discorso. Davanti alla platea non si può comunque improvvisare, questo non farebbe altro che aumentare la vostra ansia e presagire un finale catastrofico.

L’importante è avere in testa i concetti chiave, idee chiare da cui partire per elaborare un’esposizione efficace. Le parole devono venire dal cuore, non dal cervello.

2) Osservare le reazioni del pubblico

In base a queste, aggiustare il tiro. Cambiare il tono di voce, spostarsi nell’ambiente, fare una battuta o semplicemente far cadere una penna per catturare le attenzioni. Le strade sono tante, certo è che se il vostro pubblico inizia a manifestare i primi segni di cedimento, voi dovrete fare qualcosa! E, cosa fondamentale, parlate con entusiasmo. Solo così riuscirete a trasmetterlo ai vostri ascoltatori.

3) Raccontate esperienze passate

Tutti noi siamo degli innati impiccioni ed è provato che, anche in sede didattica, essere un po’ auto referenziali e parlare di esperienze pregresse è un ottimo modo per catturare orecchie e occhi dei propri interlocutori e riassestare la loro attenzione.

4) Usate supporti visivi

Momento Piero Angela: alle suggestioni dell’occhio diamo un’attenzione 25 volte maggiore rispetto a quelle dell’orecchio, lo sapevate?

Quindi , se intendete davvero catturare l’attenzione del vostro pubblico, vi suggerisco di puntare non solo sul valore delle parole, ma anche sulle emozioni trasmesse dalle immagini. Se decidete di proiettare un grafico, ad esempio, assicuratevi che sia abbastanza grande da essere visto bene da tutti i presenti, qualsiasi sia la loro postazione.

Accidenti quanto ho scritto anche oggi! Per ora comunque è tutto. Condividete questo articolo e a presto (che è un consiglio e una minaccia!)

Buon lavoro a tutti!

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